IL SITO DI SULMONA E DEL CENTRO ABRUZZO

ROCCAPIA

Latitudine: 41° 56' 4'' N
Longitudine: 13° 58' 40' E

     

giorno festivo 19 marzo san Giuseppe e seconda domenica di agosto

cap.67030 prefisso telefonico 0864 codice istat 066083 codice catasto H429 nome abitanti roccolani ,densita'per km2 4,20, abitanti 189 (2001) superfice 45 km2 altitudine 1.181

citta' piu' vicina sulmona

roccapia visto dal calvario

Notizie

La storia di Rocca Pia, fin dalle sue origini, e' sempre stata strettamente collegata al vicino altipiano.Infatti gli Altipiani Maggiori, e in particolare il Piano di Cinquemiglia, sono sempre stati per la loro morfologia e la posizione geografica una zona di transito e collegamento all'interno tra il centro e il meridione.

Ma le difficolta' connaturate alla morfologia stessa dei luoghi (zona di montagna sopra ai 1000 m. s.l.m.) e il clima molto rigido non consentirono lo sviluppo, almeno fino al Medioevo, di veri e propri centri abitati.

Le prime testimonianze archeologiche provenienti dal territorio di Rocca Pia appartengono al Paleolitico e dimostrano che l'altipiano era gi'p percorso da cacciatori nomadi in cerca di selvaggina d'altura: spesso si spingevano sui rilievi maggiori, sostando presso piccoli corsi d'acqua e laghetti che in quell' epoca costellavano il territorio.

Per tutto il periodo protostorico ed anche dopo la romanizzazione della zona, non abbiamo testimonianza di veri e propri insediamenti.
I reperti (strumenti litici, piccoli utensili, armi) ci indicano piuttosto una frequentazione stagionale e sporadica dell'altipiano, legata alla presenza di vasti pascoli e di un territorio ricco di selvaggina.

Gia' in quest'epoca il passaggio nella piana doveva essere molto importante e certamente i Peligni, i Carecini, i Sanniti e le altre popolazioni che gravitavano nella zona transitavano lungo tale percorso naturale, utilizzato poi anche come tratturo per condurre le greggi al sud nel periodo invernale.

storia

Nel III sec.a.C. la costruzione della Via Numicia regolarizzo' la viabilita' tra Corfinium, la valle peligna ed il Sannio. Non si e' certi del percorso di questa antica strada consolare romana, spesso chiamata anche Via Minucia; e per accertato che nel territorio di Rocca Pia e nel Piano delle Cinquemiglia esisteva un tracciato viario che doveva ricalcare percorsi piu' antichi e che favori' i collegamenti tra i siti storici che si erano via via sviluppati.

Proprio rispetto alle vicine realta' storiche (Aufidena, Corfinium, Sulmo, ecc.) l'altipiano dovette connotarsi per tutta l'eta' imperiale come zona di piccoli fondi rustici legati ad attivita' di pastorizia estiva. Nel VII-VILI sec.d.C. il territorio, compreso nel Ducato di Spoleto, cominci'' ad assumere una notevole importanza dal punto di vista strategico. Sappiamo infatti che fin dall'alto medioevo la penetrazione verso sud delle popolazioni longobarde si svolse soprattutto lungo le direttrici interne, tra le quali quella passante per l'altipiano.

In seguito gli stessi percorsi furono utilizzati dai sovrani e dagli eserciti che occuparono parte della penisola. Pur non conoscendo attestazioni storiche precedenti al IX secolo, possiamo ipotizzare che gia' prima ditale data fossero nati piccoli villaggi lungo le direttrici viarie.

Alcune zone che non erano state ancora urbanizzate ed organizzate feudalmente, come l'ingresso settentrionale all'altipiano e parte dello stesso, vennero occupate da piccoli nuclei strategici. La prima attestazione storica di un sito abitato nella zona  riportata in un diploma del 876: Guido, duca di Spoleto, concede la chiesa di S. Marcello in Florina, con tutte le sue pertinenze, ai monaci di 5. Vincenzo al Volturno. Florina (o Forma, forse in relazione alla vicina Valle Fura) il nome del primo nucleo abitato sorto nel luogo dove e'sorta oggi Rocca Pia. Doveva trovarsi nella zona del vecchio cimitero, ai piedi di Macchialonga, dove sono ancora visibili i muri diruti della chiesa di S. Marcello, la piu' antica del paese.

Dai documenti dei secoli seguenti si deduce che il villaggio di Florina, ingrandito ed esteso verso la valle, fu per un certo periodo conteso tra i monaci volturnensi e quelli della Diocesi di Valva, che aveva vasti possedimenti nella zona. Nel 1173 Gualtiero di Girardo riceve da Oddone di Pettorano Valle Oscura, gia' feudo dei Conti di Valva. Possiamo quindi dedurre che il feudo, nonostante il monastero avesse ancora possedimenti nella zona, fosse ormai proprieta' dei signori del tempo. Nel XII secolo comincia dunque ad apparire nei documenti il nome Valle Oscura: la troviamo citata nel "Libro di Ruggiero", scritto dal geografo arabo Idris alla meta' del secolo e, alla data 1200, nel "Catalogus Baronum". Ma l'antica denominazione Florina scompare solo nel XIII secolo, perci'' per un certo periodo esistettero due paesi distinti. Gia' in epoca normanna, con la riapertura dei tratturi e la vasta organizzazione territoriale e politica, cominci'' a definirsi anche sugli altipiani un sistema difensivo capillare; in questo periodo infatti erano maggiormente difesi i punti nodali della viabilita' e i collegamenti. Il tratto di strada che percorre l'Abruzzo interno e taglia gli altipiani diviene importantissimo, inserito ne]la "Via degli Abruzzi" o "Regia Strada degli Abruzzi", la grande arteria viaria medievale che collegava Firenze a Napoli e che fu poi l'asse fondamentale dei commerci e dei transiti per tutto il periodo angioino.

forte e' la presenza di testimonianze storiche con chiese e mura di strutture parzialmente ancora presenti oggi

Ricordiamo che Rocca Pia si trovava lungo il percorso dello storico tratturo Celano - Foggia. A conferma del ruolo strategico assunto dal paese abbiamo, nel corso del XII secolo, la costruzione del castello sull'altura a sud-est del paese attuale. I sistemi difensivi e la torre di avvistamento, in collegamento con i principali fortilizi della Valle Peligna, consentivano alla popolazione e ai signori dominanti di controllare il passaggio e, in caso di bisogno, di rinchiudersi entro la fortificazione. Nei secoli seguenti viene citata Rocca Valle Oscura, che mut'' il suo nome in seguito alla costruzione del castello. Nel XIV secolo il feudo fu comprato da Restaino Cantelmo.

I Cantelmo, provenienti dalla Provenza al seguito di Carlo I d' Angio', furono feudatari di Rocca Valle Oscura sino al 1724; solo piccole parti del feudo appartennero ad altre famiglie nobili. Nei primi decenni del XV secolo, in seguito alle lotte tra i feudatari della zona (Caldora e Cantelmo) e Braccio da Montone, il paese accolse gli abitanti dei tre villaggi del Piano: Casale di San Nicola, Casal Guidone e Roccaduno. Alcuni storici hanno ipotizzato la formazione di Rocca Valle Oscura proprio in seguito a questo episodio. In realta' ci risulta impossibile, data la presenza di documenti che testimoniano l'esistenza dei vari siti gia' dal XIII secolo. I tre villaggi, sorti probabilmente gia' in epoca normanna, contribuirono ad ingrandire il paese, lasciando del tutto spopolato il Piano, dove rimase solo la chiesa della Madonna del Casale, nel sito dell'antico Casal Guidone.

roccapia un giorno chiamata rocca della valle oscura

La signoria dei Cantelmo trascura' spesso il piccolo feudo di Rocca Valle Oscura, che nel corso dei secoli subi' anche numerose catastrofi naturali, come la peste e i terremoti. A questo proposito in alcuni documenti che riportano i danni subiti dai paesi abruzzesi in seguito ad eventi tellurici, si narra che a causa del terribile terremoto del 4 dicembre 1456, Roccaraso e Rocca Vallescura furono "del tutto rovinate".

Nel 1724 il feudo passo' ai Tocco di Montemiletto, ai quali rimase sino all' abolizione del sistema feudale nel 1806. Durante il breve regno di Gioacchino Murat venne istituita la " Via Napoleonica", sistemando il tratto di strada che conduceva da Pettorano a Rocca Pia e quello che dal paese giungeva all' imbocco del Piano.

 

strada napoleonica (una volta era la strada che portava a roccapia)

 

Inoltre nel 1815 un decreto dello stesso Murat cambi'' il nome del paese in Rocca Letizia, in onore di Letizia Bonaparte, madre di Napoleone. Ma nello stesso anno Ferdinando II annull'' tale decreto e quindi il nome non fu mai realmente utilizzato. Nel 1860, durante una visita di passaggio di Vittorio Emanuele 11, gli abitanti pregarono il re di cambiare il nome cos'} triste del loro paese. Il re decise di dedicarlo alla figlia Maria Pia e cos'}, con un decreto del 1865, il nome fu definitivamente cambiato in Rocca Pia.

geografia

Situata in una delle zone interne piu' belle dell'Abruzzo, a breve distanza dal Piano delle Cinquemiglia, apprezzata soprattutto per le sue caratteristiche climatiche e le valenze turistiche, Rocca Pia offre ad un visitatore attento spunti assai diversi. Oltre alle innegabili bellezze naturali, offerte da un ambiente generoso e rispettato, le tipiche strutture urbanistiche e gli edifici storici ci mostrano chiare testimonianze del suo passato. Il paese ha mantenuto in maniera notevole l'originario assetto urbanistico di agglomerato urbano nato su una via di transito e adattato alla situazione orografica. Anche l'architettura civile conserva alcuni pregevoli e peculiari elementi, come i loggiati ad arcate all'ultimo piano degli edifici ed il "vignale", piccola scalinata esterna con pianerottolo coperto.

 

Il nostro itinerario di visita parte da Piazza San Rocco, dove si giunge dalla S.S.n017, sia provenendo da Roccaraso che da Sulmona. La piazza, completamente modificata nel corso del XX secolo, si presenta molto ampia, con l'edificio comunale (gi'p caserma e scuola) sulla sinistra, la fontana a destra (ricostruita nei primi decenni del secolo) che ha sostituito il fontanile e l'antica fontana cinquecentesca ora scomparsa. Poco distante la chiesa di San Rocco, edificata dalla popolazione scampata alla peste del 1656 e dedicata appunto al santo protettore contro la peste e le epidemie in genere (le chiese dedicate a 5. Rocco venivano infatti costruite fuori o ai margini del centro abitato). In realt'p la chiesa venne finita ed aperta al culto pi'' di un secolo dopo, nel 1783 ad opera della Confraternita del SS. Rosario al quale apparteneva.

L'edificio, molto semplice, ha una facciata a coronamento orizzontale, decorata da un fregio a metope e triglifi e da un angelo sopra il portale rettangolare, affiancato da due finestrelle quadrate in pietra, tipiche delle chiese campestri. Un'iscrizione sopra il portale ricorda la dedica e l'anno di costruzione. L'interno, a pianta rettangolare 'y privo di arredi sacri e conserva solo l'altare.

Tornando di poco indietro sulla Statale prendiamo Via S. Antonio, una delle pi'' conservate del paese: percorrendo la stradina incontriamo vari esempi di case antiche, in parte ristrutturate, che conservano assai bene la tipologia originaria. In particolare sulla destra spicca una casa con vignale e resti di massicci mensoloni in pietra. Sul lato opposto da notare sulla parete esterna di una casa un affresco di carattere sacro: si vedono raffigurati il papa con un santo sotto il simbolo bernardiniano (trigramma di Cristo entro il sole); nella parte inferiore spicca, ben conservata, l'iscrizione di dedica dei dipinti e la data 1649. A destra un altro affresco con figure sacre e in un ovale sottostante due figure pi'' piccole, forse i donatori, Francesco Severo e la moglie. Proseguendo in salita la via, alla biforcazione tra Via Roma e Via del Sacco, notiamo una grossa finestra rettangolare in pietra con un'iscrizione riutilizzata:

A SUPERIS PAX EI VIRTUS

Giriamo su Via del Sacco: all'imbocco con la via principale del paese, Via Conte di Torino, un altro esempio di casa con vignale e architrave in pietra. Tutta Via del Sacco 'y caratterizzata da bei portali e finestre di et'p tardo rinascimentale, ma l'esempio pi'' conservato 'y il primo edificio che si incontra salendo da Via 5. Antonio: si tratta di due case accorpate, la prima ha un bel portale arricchito da uno stemma con leone rampante e stella sulla chiave di volta, con un balconcino soprastante decorato da lesene e capitelli riccamente intagliati a motivi vegetali.

Alla casa piu' antica si accede da una scala in pietra; attraverso un portale rettangolare si giunge ad un pianerottolo dal quale e' possibile scorgere, all'interno di un piccolo cortile sottostante, un arcone in pietra ed altre aperture antiche, probabilmente gli ingressi originari dell'edificio. Salendo un'altra piccola scala giungiamo ad un portichetto con pilastrini ed archi a mattoni, ricoperti di stucco, purtroppo assai deteriorato. E' questo il miglior esempio di questo caratteristico motivo architettonico rinascimentale conservato nel paese. Tutto l'edificio mostra caratteristiche tipologiche differenti, dovute alle modifiche ed alle aggiunte attuate nel corso dci secoli. Ci' e' facilmente riscontrabile uscendo dalla casa e percorrendone il retro, su Via Roma.

Di qui 'ancora ben visibile il portichetto, mentre proseguendo troviamo alcune belle finestre rettangolari con cornici classiche, su una delle quali, con una certa attenzione, e' possibile scorgere un' iscrizione e la data 1610. Ci troviamo quindi su Via Roma, anch'essa con notevoli esempi di portali e finestre antiche, tra le quali una finestrella in pietra decorata da una forbice a rilievo e con la data 1577. Proseguendo su Via Roma, dopo un bell'edificio in stile liberty dei primi decenni del secolo, giungiamo di fronte ad un arcone a tutto sesto in pietra che ci immette in un ampio cortile, chiamato in paese "il cortile di Arturo". Si tratta della corte interna di un palazzo gentilizio, visibile soprattutto da Via Conte di Torino. Questo lato dell'edificio 'yarricchito da un portale lavorato e rialzato da un'apertura rettangolare, affiancato da una finestra con un balconcino in ferro battuto di tipo secentesco. Sulla sinistra un portalino rettangolare del XVI secolo attesta la prima fase architettonica dell'edificio. Al piano superiore si vede una delle arcate richiuse di un grande loggiato in pietra. Usciti dal cortile, salendo una breve rampa, proseguiamo la nostra visita percorrendo Via Teodoro Leone; la strada ci porta al cosiddetto "Castelluccio" nome popolare di un piccolo quartiere che ha mantenuto perfettamente l'antico assetto urbanistico. Il toponimo e la morfologia degli edifici, caratterizzati da piccole aperture rettangolari a schiera e, sul lato opposto, da possenti contrafforti, fanno pensare alla tipica struttura del borgo fortificato; ci troviamo infatti nella zona sottostante la collina del castello e quindi si pu'' pensare ad un piccolo nucleo del paese nato con esigenze difensive.

Tutto il corpo degli edifici, che prospettano in parte su Via Teodoro Leone e in parte sulla strada di fronte alla chiesa di S. Maria Maggiore, presentano murature e caratteri molto antichi, forse in parte coevi al castello (XII-XIII secolo). La struttura, in particolare sui muri con i contrafforti, 'y stata arricchita e modificata nel corso dei secoli con nuove aperture e nuove funzionalit'p. Da notare le belle finestre con cornici classiche e il piccolo avancorpo di fronte alla chiesa che conserva un bell'esempio di vignale e finestrelle in pietra molto antiche. Di fronte alla chiesa principale del paese, in un piccolo slargo ribassato, ancora notevoli esempi di architettura civile, con portali e finestre di fattura assai accurata. L'attuale chiesa parrocchiale di S. Maria Maggiore 'ystata ricostruita in seguito ad un incendio che distrusse quasi completamente l'edificio, nella notte di Natale del 1943. Le iscrizioni sui portali dei locali sotterranei, appartenenti alla prima fase dell'edificio, risalgono al XVI secolo, ma dalle visite pastorali sappiamo che la chiesa esisteva gi'p nel XIV secolo. Si narra che la chiesa fu edificata per le donazioni di due pie donne, giunte a Rocca Valle Oscura intorno al 1300, rifiutate dai paesi vicini.

Queste avrebbero appunto donato i loro beni per costruire una chiesa nel piccolo paese, ponendo l'obbligo di suonare le campane "a gloria" ogni gioved'} notte per ricordare l'istituzione dell'Eucaristia. Questa pratica venne rispettata fino al 1943. La chiesa originaria doveva essere negli attuali sotterranei; in seguito, nei primi decenni del XVII secolo, venne edificato un nuovo edificio sopraelevando gli stessi ambienti, che evidentemente erano in cattive condizioni e resi poco stabili dai terremoti e dall'umidit'p. Nella costruzione e nell'arredo del nuovo edificio fu seguito il gusto dell'epoca: le pareti della chiesa e delle cappelle furono arricchite da stucchi e pregevoli dipinti; il soffitto era a cassettoni lignei decorati in oro zecchino, come gran parte degli altari.

L'incendio del 1943, forse doloso, risparmi'' solo alcune strutture (le arcate laterali e alcune colonne) e pochissimi arredi, tra i quali alcune preziose tele del '500 e del '600. La chiesa attuale, edificata negli anni '50, e nelle sue proporzioni e nelle decorazioni assai dignitosa, la facciata 'y a coronamento orizzontale, in pietra con portale rettangolare e timpano, decorazioni floreali sui lati e nella vetrata del rosone. Il campanile conserva ancora l'assetto originario, nonostante i restauri ed alcune modifiche. L'interno mantiene l'originaria pianta a tre navate, quella centrale rialzata rispetto alle laterali. Scendendo sotto la chiesa si accede a cinque locali sotterranei: gli architravi decorati e con iscrizioni si riferiscono alla chiesa originaria, poi occupata dalla chiesa del Purgatorio nel XVIII secolo e utilizzata per seppellire i morti. I locali sono attualmente utilizzati come deposito per le opere d'arte provenienti dalle chiese del paese e per oggetti d'arredo sacro, che costituiscono il nucleo di un piccolo museo diocesano.

L'ultimo locale, al quale si accede attraverso un bell'arco con iscrizione cinquecentesca, mantiene ancora la struttura di una cappella: qui si stabil'} nel 1548 la Confraternita del Corpo di Cristo (chiamata in seguito del SS. Sacramento). La cappella 'y in parte affrescata: al centro Cristo benedicente e nei pannelli i quattro Evangelisti; sulla sinistra l'ingresso di Ges'' a Gerusalemme; sulla destra l'Ultima Cena; sulla parete d'ingresso una Lavanda dei piedi. Nella cappella si conservano alcune lapidi e vari frammenti in pietra lavorata; da notare una piccola "finestrella eucaristica" con iscrizione del 1563, salvata dalle fiamme della chiesa soprastante. Uscendo dalla chiesa saliamo lungo Via Fra' Tommaso (intitolata ad un religioso nativo del paese che fu generale dei PP. Celestini nel 1373), per ammirare ancora degli aspetti del paese quasi intoccati. Il primo edificio della strada, recentemente ristrutturato, 'y conosciuto come la "casa-torre", per la sua imponente mole verticale.

Qui il Comune ha posto la sede del costituendo Museo storico-ambientale, che ospiter'p testimonianze della storia, della cultura e dell'ambiente naturale di Rocca Pia. Salendo ancora, dopo un bel'}' edificio nella cui muratura si riconosce una bifora richiusa con il capitello decorato sulla colonnina, si arriva al cosiddetto "belvedere" di Rocca Pia: da qui 'y possibile ammirare il paese nel suo antico disegno urbano, sovrastato dal bosco e dalla montagna. Ritornando per breve tratto sui nostri passi prendiamo la Via del Castello: anche qui ci inoltriamo tra antiche case che presentano un' insolita caratteristica, in molti casi ben visibile: molti edifici poggiano le loro strutture direttamente sulla roccia del monte, che spesso affiora anche nei fondaci. Tutta la Via del Castello consente una piacevole passeggiata arricchita dal panorama sottostante. Salendo alcuni gradini si accede al sentiero che porta ai resti del Castello.

 

Costruito in pietra nella seconda met'p del XII secolo, l'edificio conserva resti di un torrione di avvistamento a base quadrata e a piramide tronca, posto nel punto pi'' alto del colle e in collegamento visivo con il castello di Roccacasale, nella Valle Peligna. A nord rimangono scarsi resti di stanze, alloggi degli antichi militari. Un muro, in parte ancora visibile, collega tali strutture con una torre di difesa tronco-conica, posta a sudovest. Il lato orientale non fu edificato perch'z naturalmente difeso dalla ripida scarpata. Attualmente il Castello non 'z visitabile a causa del rimboschimento, ma ne sono comunque ben visibili le strutture pi'' importanti, anche dal paese sottostante. Scendiamo da Via del Castello e saliamo per breve tratto lunga la strada principale, uscendo un poco dal centro abitato. Qui 'y la chiesetta di S. Maria delle Grazie: la chiesa fu edificata sulla Via Napoleonica nel XVI secolo, ma le sue decorazioni attuali risalgono al XVII-X VIII secolo. Viene ricordata in alcuni documenti anche come S.Maria Innante e come S. Barbara.


L'altare in pietra era sormontato da una bella tela rappresentante la Madonna di Costantinopoli, recentemente restaurata. Nella chiesa erano conservate due statue lignee rappresentanti la Vergine del latte e S. Vincenzo Ferreri, ora nella parrocchiale del paese. La facciata ha un semplice portale rettangolare affiancato da due finestrelle e sormontato da una graziosa finestrella ovale, che ritorna anche sul lato destro della chiesa; in fondo, sul tetto, un piccolo campanile ad archetto. L'interno, a pianta quadrangolare, 'y arricchito da un bell'altare in pietra coronato da un timpano spezzato; il lato sinistro 'y stato modificato da una nicchia settecentesca. Ritornando al paese lungo la strada principale giungiamo al quartiere di San Gaetano. Una piccola aiuola pubblica ospita un enorme masso crollato sul paese dal monte del castello in seguito al terremoto del 1984.

Prendendo Via Conte di Torino incontriamo il maestoso Palazzo Severo, gravemente danneggiato dallo scoppio di un deposito di mine nell'ultima guerra. L'edificio risulta diviso a met'p, mancando la parte centrale, dove si trovava anche un edificio sacro, la piccola chiesa privata di San Gaetano, che d'p il nome alla zona. Il palazzo risale al XVII secolo e conserva sui lati settentrionale e meridionale notevoli portali, finestre, balconi in ferro battuto e un cornicione lavorato. Sul lato est, all'ultimo piano, si riconoscono gli archi, in parte murati, di un grande loggiato poggiante su colonnine. Di fronte a Palazzo Severo, indicata anche da una tabella turistica, ecco Casa Ciotti, edificio privato del XVI secolo con uno splendido portale rettangolare bugnato, unico esempio del genere nel paese. Sulla Piazza del Municipio il Monumento ai Caduti, opera del 1984 dell'artista Giuseppe Calonaci. Saliamo a sinistra per Via dei Colli, passando accanto al vecchio Municipio, con bei portali ad arco e finestre rettangolari in pietra.

Percorrendo la stradina, che si snoda tra vicoletti, passiamo tra palazzi e case di ogni epoca, tutti a ridosso del bosco. Giungiamo infine a Palazzo Fidei, dimora gentilizia del XVI secolo che conserva intatta la muratura in pietra, i portali e le finestre originarie. L'edificio 'y stato recentemente ristrutturato dal Comune e verr'p adibito a struttura turistica ricettiva. All'interno il restauro ha lasciato in vista le belle decorazioni in pietra e i pianerottoli in acciottolato antico. In alcune sale si conservano gli antichi camini in pietra; in particolare nella sala d'entrata uno splendido camino del XVII secolo con un'iscrizione incisa nella mensola:

FRIGORA FLAMA FUGAT FIDEI VIS SUSTINET ORBEM

SCRIBEBAI FIDEI ANO MDCXIX

Uscendo dal palazzo, sul retro, arriviamo proprio sotto ad una torre medievale a base quadrata, denominata in paese "Torre dell'orologio" per l'aggiunta in epoca posteriore di un orologio sul lato est. Dalla torre era possibile controllare il valico del Piano e quindi l'ingresso al paese di eventuali nemici. Riscendiamo verso la via principale e ci troviamo in Piazza San Giuseppe, intitolata al patrono del paese. Narra una tradizione che nel XV secolo, marciando gli abitanti di Pettorano contro Rocca Pia per vendicare una certa ingiustizia, apparve loro 5. Giuseppe a difesa del paese ed arrest'' il loro attacco. Forse in seguito a questa ed altre tradizioni il paese assunse tale patronato, pur non essendo mai attestata, nel corso dei secoli, una chiesa dedicata al santo.

Dalla piazza scendiamo di nuovo su Via Conte di Tonno: sulla sinistra l'Ufficio turistico, che riutilizza gli ambienti delle ex-scuderie dell'imponente Palazzo De Meis, del XVIII secolo. I De Meis, che possedevano vasti terreni in tutto l'Abruzzo e fino alle Puglie, si crearono un ricco patrimonio anche in Rocca Pia, divenendo in breve i veri signori del paese, soprattutto dopo il declino delle propriet'p feudali. L'edificio conserva la facciata originale, con un bel portale settecentesco sormontato da un balconcino con finestra rettangolare in pietra decorata da uno stemma. Da notare anche il grande portale laterale su cui spiccano la chiave di volta a foglia d'acanto e una decorazione a conchiglia. Di fronte un altro edificio storico ben conservato, appartenuto anch'esso alla famiglia De Meis.

Una lapide ricorda il poeta Vincenzo De Meis, che non appartenne per'' alla famiglia gentilizia. Sopra a questi edifici si riconosce un bel loggiato a cinque arcate, murate ma ben conservate anche nei pilastri e nei capitelli. Il loggiato appartiene al palazzo gentilizio il cui cortile 'y raggiungibile da Via Roma, all'inizio della nostra passeggiata. Le modifiche del tessuto urbano sviluppatosi nel corso dei secoli hanno frazionato l'originaria unit'p dell'edificio, che conserva comunque aspetti architettonici assai peculiari. Si scende di nuovo verso Piazza San Rocco, tornando cos'} all'inizio del nostro itinerario. Qui 'y possibile riposarsi nella quiete della Villa Comunale; dalla piazza si possono iniziare vari percorsi escursioni stici nelle vicinanze di Rocca Pia oppure, dopo un breve tragitto in macchina, visitare altri siti del territorio, ricchi di bellezze storico-artistiche e di straordinarie valenze ambientali.

IL PIANO DELLE CINQUEMGLIA

Lungo circa 9 Km, circondato da rilievi montuosi, pascoli e boschi, il pi'' importante degli Altipiani Maggiori d'Abruzzo deve la sua fama, oltre che alla sua indubbia bellezza, anche alle vicende storiche che lo videro come teatro. Utilizzato fin dai tempi pi'' antichi come passaggio naturale appenninico, sia come via di transito tra il centro e il meridione sia per la mena delle pecore, l'altipiano cominci'' ad essere tristemente noto fin dall'epoca rinascimentale per le disgrazie che qui avvenivano, causate soprattutto dal rigidissimo clima invernale e dalla mancanza di ricoveri.

Carlo V nel XVI secolo fece costruire cinque torrioni che potessero servire da rifugio per i viandanti e per i soldati. Ma gi'p nel secolo seguente questi vennero utilizzati soprattutto dai lupi e dai briganti, che tendevano agguati ai viaggiatori. Dei torrioni non rimangono tracce, mentre pochi ruderi sono ancora visibili nei luoghi dove sorgevano, nel Medioevo, i tre villaggi di Casale San Nicola (presso il toponimo "Taverna Rotta"), Casalguidoni (ai piedi della Madonna del Casale) e Roccaduno (presso la cosiddetta "Cona di 5. Antonio"). Attualmente il Piano delle Cinquemiglia 'y un luogo incantevole sia in inverno che in estate, meta di turisti alla ricerca di una natura davvero incontaminata.

MADONNA DEL CASALE 

Denominata popolarmente Madonna del Casale si trova a circa 1300 m., sul Piano di Cinquemiglia. Viene ricordata anche come Madonna del Carmine o Madonna della Vittoria. Secondo Giuseppe Liberatore, che alla fine del XVIII secolo scrisse un trattato sull' altipiano, la chiesa fu fatta erigere da Carlo d'Angi'' (dopo la vittoria su Corradino di Svevia) nel villaggio denominato il Casale, cio'y lo storico Casalguidoni, uno dei tre paesi che in epoca medievale sorgevano sull' altipiano. Viene ricordata per la prima volta all'inizio del XIV secolo. Oltre ai titoli citati dobbiamo ricordare anche quello di Madonna della Visitazione, tema confermato dagli affreschi interni e dal giorno della festa, che una volta si svolgeva il 2 luglio, giorno della Visitazione di 5. Elisabetta a Maria.

L'attuale facciata, posta sul lato meridionale, mostra un bellissimo portale di tipo tardo-gotico: l'architrave rettilineo, sul quale spicca l'Agnus Dei, 'y sormontato da un arco a sesto acuto e da un coronamento a cuspide, tagliata forse per un abbassamento di tutta la struttura. Un cordone ad elica decora i lati del portale e dell'arco soprastante. Sempre sui lati della porta, verso l'esterno, due pilastrini a sezione ottagonale sormontati da cuspidi a due ordini arricchiscono ulteriormente questo bell'esempio di gotico di scuola sulmonese. Assai scarse sono le tracce di decorazione pittorica nella lunetta e nella cuspide sopra il portale. Sulla facciata si aprono anche alcune piccole monofore trilobate. Molto particolare la presenza di una massiccia torre a pianta quadrata di fianco al portale. Forse si pu'' spiegare per la posizione della chiesa e per la presenza del paese sottostante. Una torre in tale situazione poteva essere utile sia per 1' avvistamento (dalla sua cima si abbraccia con lo sguardo tutto l'altipiano) che per difesa.

E' comunque certo che non fu mai utilizzata come campanile. Sulla torre spicca uno stemma nobiliare con un ponte ad arcate, il pastorale e i gigli angioini; dalla tipologia si pu'' riferire alla famiglia Da Ponte, feudatari di Pettorano nella seconda met'p del XIII secolo. L'interno risulta assai modificato dalla chiusura di un arcone e dall'utilizzo della prima campata a ovest come abitazione. Tale modifica restringe molto l'originaria pianta a navata unica molto allungata. Attualmente lo spazio interno 'y diviso da quattro arconi trasversali a tutto sesto, sotto uno dei quali sono visibili delle decorazioni floreali a rilievo.

L'abside semicircolare sul presbiterio rialzato 'y interamente decorata ad affresco; dall' esterno 'y visibile al centro della stessa una piccola monofora che venne richiusa nel corso del XVI secolo per decorarne l'interno. Sulla sinistra spicca una statua in terracotta della Madonna, copia dell'originale quattrocentesco conservato nella parrocchiale del paese. Dietro alla statua, sul pilastro dell'arcone, 'y visibile un'iscrizione mutila tardo-medievale, da riferire probabilmente ad un donatore. Sul pilastro destro da notare un bello stemma a rilievo dove spiccano tre torri, forse simbolo dei tre paesi del Piano. Gli affreschi, databili alla prima met'p del XVI secolo, rappresentano scene della vita di Cristo e della Madonna. Da notare, sotto l'Angelo sulla parete frontale di sinistra un'iscrizione, purtroppo incompleta. Sotto i riquadri affrescati sono ancora visibili le didascalie originarie. Proseguendo oltre la Chiesa si giunge alle Fonti del Casale, antiche sorgenti naturali presso le quali 'y stata organizzata un'area attrezzata per i pic-nic.

dal sito : roccapia www.roccapia.com/new/html/storia/index.php

 

 
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